giovedì 11 febbraio 2010

Sulla privatizzazione del servizio idrico


Fino al 10 settembre 2009 la gestione del servizio idrico integrato in Italia era normata dal famigerato art. 23bis della Legge 133/2008 che prevedeva, in via ordinaria, il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali a imprenditori o società mediante il ricorso a gara, facendo largo forzatamente all’ingresso di privati. Il 10 Settembre 2009 il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge e il 19 Novembre la Camera dei Deputati lo ha convertito in Legge, il cui l’art. 15 - che ha modificato l’art. 23bis - muove passi ancor più decisi verso la privatizzazione dei servizi idrici e degli altri servizi pubblici, prevedendo: l’affidamento della gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica o, in alternativa a società a partecipazione mista pubblica e privata con capitale privato non inferiore al 40%; la cessazione degli affidamenti “in house” a società totalmente pubblica, controllate dai comuni (in essere alla data del 22 agosto 2008) alla data del 31 dicembre 2011 o la cessione del 40% del pacchetto azionario. Quale il pensiero i merito dei “Popolari Uniti”? “Un brutto colpo– spiega il Capogruppo dei “Popolari Uniti” in seno al Consiglio regionale Luigi Scaglione – approvato dal Consiglio dei Ministri sulla privatizzazione dei servizi pubblici locali. Il Consiglio dei Ministri ha di fatto mandato in pensione cento anni di storia. L’acqua è in procinto di diventare l’oro del futuro e c’è chi pensa di guadagnarci sopra. Da qui la fretta di alcune grandi multinazionali per accaparrarsi i diritti di erogazione. Sarà proprio l’enormità dei costi, infatti, a falsare le gare. Senza certezza sul futuro – prosegue Scaglione – del servizio e con simili costi fissi, nessuna banca al mondo finanzierà le piccole imprese e così finiranno per vincere le grandi aziende quotate, capaci di autofinanziarsi e di imporsi semplicemente con la forza del nome.” Poi Scaglione passa ad un’acuta valutazione politica: “In realtà – sostiene il Capogruppo dei “Popolari Uniti” Scaglione – il provvedimento è frutto di una faticosa mediazione tutta interna alla maggioranza, in cui la Lega, come al solito, ha fatto la parte del leone. Il Carroccio, infatti, ha ottenuto che fossero esclusi i settori più “ricchi” dell’affare servizi: elettricità e gas. Troppo importanti le multi utility del nord. Purtroppo ci tocca constatare che il servizio idrico, in nome della sua essenzialità, sta diventando e diventerà, per colpa di scelte scellerate, la frontiera più estrema della speculazione finanziaria”. Ma esiste un modo per tentare di sfuggire a quest’ondata di privatizzazioni selvagge? La risposta affidata allo stesso Consigliere dei “Popolari Uniti” Luigi Scaglione che afferma:”Alcuni Comuni stanno già cambiando il loro Statuto in questa direzione: se l’acqua viene considerata “bene privo di rilevanza economica”, la gestione esce dall’ambito della normativa governativa ed il bene viene considerata per la sua rilevanza ambientale, sociale e culturale”.

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