Intervento sulla soppressione delle Comunità Montane e delle Comunità Locali dei consiglieri regionali Vincenzo Ruggiero (Udc) e Luigi Scaglione (Pu)
“E’ bene promuovere un’operazione verità sui temi specifici circa l’imminente e paventata soppressione delle 14 Comunità Montane e delle nascenti Comunità Locali. Nonostante il clamore sollevato soprattutto negli ultimi tempi e che vorrebbe attestare definitivamente queste vivaci ed autentiche realtà nel limbo dei carrozzoni inutili e costosi, un’attenta analisi soprattutto dei costi ci induce a fare dei doverosi distinguo e di ordine morale e di ordine economico”. E’ quanto hanno dichiarato congiuntamente i consiglieri regionali, Vincenzo Ruggiero e Luigi Scaglione, “nella convinzione profonda che esse hanno svolto e continuano a svolgere un’importante ruolo di cerniera amministrativa ed istituzionale tra le piccole realtà comunali di propria competenza e gli enti apicali”.
“Se il disegno di legge della finanziaria della Regione Basilicata volesse sopprimerle - continuano i consiglieri - scrivendo la parola fine anche su un sistema radicato di far politica, è solo ed esclusivamente per un taglio delle spesa pubblica che non considera, però, una serie di altri aspetti che indurrebbero, invece, a sostituirle senza alcuna perplessità almeno con l’istituzione delle Comunità Locali e a rinunciare definitivamente alla loro scomparsa dalla scena degli enti locali. La prima eclatante considerazione è che le Comunità Montane nel loro bilancio impiegano 9 milioni di euro per pagare stipendi al personale dipendente e solo 2 milioni di euro per tutte le altre spese di funzionamento corrente. Atteso che l’articolo 20 del disegno di legge della finanziaria regionale ha già previsto che i dipendenti, in caso di soppressione, sarebbero comunque assorbiti da altre amministrazioni (i Comuni o le Province) con la relativa spesa a carico della Regione Basilicata, il ‘cosiddetto spreco’ ammonterebbe soltanto a 2 milioni di euro annui. Una spesa non solo irrisoria – sottolineano Ruggiero e Scaglione - ma a fronte della quale la Regione perderebbe altri fondi statali previsti dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 326 del 2010 nettamente a favore delle CM: il finanziamento statale per i mutui, il ripristino integrale del fondo sviluppo investimenti - mutui (di circa 14,5 milioni di euro), il recupero dei fondi destinati all’associazionismo comunale (poco più di 4 milioni di euro), una parte relativa al recupero degli oneri contrattuali (1 milione di euro circa)”.
“Nel caso specifico della nostra Regione – affermano i due esponenti del Consiglio regionale – queste cifre non sono assolutamente irrilevanti ed è bene che l’opinione pubblica venga messa al corrente sulla reale operazione finanziaria del cosiddetto ‘risparmio’ e sulla specificità del ruolo anche sociale e politico di queste realtà istituzionali. Il totale dei mutui a carico dello Stato e destinato alle 14 Comunità Montane lucane e/o Comunità Locali, ammonta a circa 1 milione di euro per la Basilicata ed è una cifra alla quale non si può rinunciare, se si vuol parlare di sviluppo che, nello specifico, programma e pianifica dal basso e sui reali bisogni dei suoi amministrati. Ancora. Una popolazione che si sente lontana dalle grandi amministrazioni, e non solo territorialmente, non può rischiare di vivere un’ennesima beffa che un’attenta nota dell’Uncem ha già fatto emergere definendo le previsioni normative di soppressione ‘del tutto prive di significato strategico’. Il futuro di tante persone e di tante famiglie (quelle dei dipendenti delle CM) è purtroppo a rischio nell’ipotesi dell’imminente riordino che prevede il subentro del personale nei ruoli comunali e provinciali perché la Regione non ha proceduto, come avrebbe invece dovuto, alla preventiva consultazione dei livelli di governo interessati e non ha considerato che il passaggio tout court ad altri enti locali del personale delle Comunità montane creerà sicuramente notevoli problemi circa il rispetto dei limiti imposti dal Patto di Stabilità interno (su cui ancora non c’è stato un preventivo chiarimento da parte della Ragioneria Generale dello Stato). Inoltre, l’attenta lettura delle attese locali, l’oculata scelta in termini di gestione e pianificazione territoriale è un compito che è stato sempre peculiare delle Comunità Montane e può essere sostituito soltanto dalle nascenti Comunità Locali e giammai dalla prefigurata riforma della governance istituzionale”.
“Chiudere del tutto le Comunità Montane significherebbe, quindi, rinunciare a tante risorse e non ultime quelle umane che – proseguono i consiglieri – non potranno più concorrere, come hanno sempre fatto, ad una programmazione mirata, vicina ai bisogni della gente, interpretandone le legittime aspettative. Invece, – a parere di Ruggiero e Scaglione - ispirandosi pienamente alla nota dell’Uncem, sarebbe più opportuno che si attendesse l’emanazione di indicazioni chiare sul termine entro cui i Comuni dovranno dare attuazione all’esercizio in forma associata delle funzioni e il limite demografico minimo che l'insieme dei Comuni dovrebbe raggiungere. In buona sostanza, con la soppressione delle Comunità Montane e la non costituzione delle Comunità Locali, la Regione non solo perderebbe tutte le risorse finanziarie sopra richiamate, ma si troverebbe inevitabilmente di fronte ad enormi problemi applicativi difficilmente superabili. Viene da chiedersi – concludono Ruggiero e Scaglione - se siamo di fronte, piuttosto che ad un’ottimizzazione delle risorse pubbliche, ad un rigurgito, mai sopito, di un neo centralismo regionale, cieco e sordo alle legittime aspettative del territorio, che chiede autogoverno delle decisioni e responsabilità nella gestione delle risorse e delle scelte sul proprio futuro”.
Fonte: Basilicatanet - 09.12.2010
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